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Tutto inizia a Parigi, Gare Saint Lazare, in realtà un po' prima, a casa, davanti al nostro computer e freschi di acquisto di una nuova e fiammante bici.

Abbiamo già letto alcuni articoli sulla baia della Somme e, in particolare, quello di un bel viaggio di qualche giorno proposto da un simpatico ciclista di nome Pierre che propone numerosi viaggi senza auto. Dopo aver scaricato e letto attentamente la sua brochure con i dettagli del suo viaggio abbiamo trovato la nostra fonte di ispirazione. 

Decidiamo di seguire più o meno il suo piano di viaggio ma la nostra vélosofia è di evitare di conformarsi e seguire quanto più possibile il nostro istinto perché, ne siamo profondamente convinti, il viaggio si costruisce da solo, con il passare delle ore, ad ogni colpo di pedale.

Dopotutto abbiamo tutta la giornata davanti e tutto il tempo per cambiare idea... che sarà spesso il leitmotiv dei nostri viaggi!

È con questo spirito che imbarchiamo le nostre bici sul treno che ci porta a Abbeville... ma prima una piccola pausa di ricarica si impone perché nonostante il caffè espresso bevuto a casa, lo Starbucks della stazione ci chiama... il tempo di un Caramel Macchiato, in formato piccolo, non esageriamo, anche perché con il formato grande avrete l'ardua impresa di dover bere circa un mezzo litro di caffè.. non a caso la catena é americana e loro si sa, fanno tutto in grande.

Devo ammetterlo subito: sono un grande fan di questa catena e questo rientra nella categoria delle "contraddizioni" che mi caratterizzano. 

Ma devo spiegare un po' questa mia posizione... quello che trovo geniale in questo tipo di catene di negozi, ma allo stesso tempo deprimente (questa si che è una bella contraddizione!) è che grazie alla loro strategia di marketing hanno fatto in modo che, in qualsiasi parte del mondo voi viaggiate, potrete sempre ritrovare lo stesso gusto nel vostro bicchiere di caffè. Esattamente come potreste, come per magia, sentirvi immediatamente a casa vostra perche perché il tipo giapponese che vi ha invitato a bere il tè a casa sua, si siede sulla stessa poltrona dal nome impronunciabile che avevate notato a casa dei vostri vicini e che da mesi pensate di comprare. Sì, questo é quello che i più esperti chiamano globalizzazione, ma qui si parla di bici no?  

Una volta nel treno la nostra mente sta già viaggiando e questo fa evidentemente parte della magia stessa del viaggiare.

Nel  treno non c'è la folla delle grandi occasioni per fortuna. Come al solito noi siamo arrivati in stazione molto in anticipo perché non vogliamo batterci con altri possibili viaggiatori per un posto per la bici.. E abbiamo fatto indubbiamente bene!

Su questo Intercity Parigi-Abbeville, un po' vecchiotto a dire il vero, le cabine per accogliere le biciclette sono state ottenute rimuovendo una classica cabina passeggeri. A dirla tutta non sono realmente adattate ad accogliere le bici, l'accesso è difficile perché le porte sono troppo strette e la loro dimensione non é proprio conforme a quella delle bici, non sappiamo troppo come organizzarci e alla fine tutti fanno un po' come meglio si può.

Tuttavia, non possiamo assolutamente lamentarci, perché la possibilità di trasportare la propria bici su un treno è un'esperienza abbastanza nuova anche qui in Francia e accettiamo con gioia le poche difficoltà che ci impone questo inizio di viaggio. E dopo tutto, per noi le cose sono andate abbastanza bene perché la famiglia che ci segue con le sue 4 bici, bestemmia in aramaico per entrare nella cabina e dopo vani e numerosi tentativi si rassegna a posizionarsi nei corridoi della prima classe, con buona pace dei viaggiatori ma soprattutto grazie alla tolleranza dei controllori e questo, sinceramente, non é da tutti.

 

Il viaggio è tranquillo e arriviamo abbastanza presto alla stazione di Abbeville, circondata da un bel sole di fine agosto. In principio non avevamo intenzione di visitare la città, ma questa ci chiama a gran voce e dopo tutto una colazione in terrazza non si può certo rifiutare. Fa già molto caldo e questo lo pagheremo caro...

Decidiamo, quindi, di fare una piccolo giro esplorativo fra i vicoli del paese, prima tappa per scoprire la Baia della Somme...


 Siamo arrivati a Abbevile la mattina presto, sotto un sole timido, ma già abbastanza caldo e la giornata inizia sotto buoni auspici.

Abbiamo registrato il nostro percorso sul GPS ma, come al solito, abbiamo un largo margine di manovra e soprattutto tutto il tempo per raggiungere Saint-Valéry sur Somme, la nostra prima tappa, dove abbiamo prenotato la nostra camera d'hotel (ne parleremo  in seguito).

Decidiamo cosi' di esplorare questa città dall'aspetto medievale dove é piacevole crogiolarsi al sole nei suoi vicoli o sulle terrazze dei caffè della piazza principale.

Per strada non c'è molta gente  perché è ancora abbastanza presto in questo giorno di fine estate. Decidiamo di fare un salto all'ufficio del turismo per verificare i nostri piani e magari scoprirne altri ma, come un po' tutto,  l'ufficio é ancora chiuso. 

Dopo qualche  minuto di attesa e dopo aver recuperato una pianta in formato cartaceo (perché la prudenza non è mai troppa) e una  lista delle cose da fare o da vedere ci rendiamo conto che,  in realtà sappiamo già tutto quello che c'é da fare e decidiamo, quindi, di partire all'avventura dopo una rapida visita alla Chiesa di Saint Gilles anch'essa chiusa come tutto il resto.

Giusto il tempo di fare alcune foto di rito e rieccoci in sella in sella pronti alla scoperta dei dintorni della città e del suo patrimonio.

Abbeville ama orgogliosamente farsi chiamare il "La porta d'ingresso della Baia della Somme" e questo, in realtà non è un vezzo, anzi.

La città, ricca di storia e di patrimonio, vede cambiare bruscamente il suo destino nel maggio del 1940 e associare per sempre il suo nome a una delle più sanguinose battaglie della seconda guerra mondiale. In questo maggio 1940 la città si trova, suo malgrado, al centro del piano d'invasione della Francia da parte delle truppe di Adolf Hitler.  L'esercito nazista con i suoi famosi carri armati "Panzers" ha attraversato il confine francese a Sedan, al fine di raggiungere il mare attraverso il fiume Somme, passando proprio per Abbeville.

Il loro scopo è di circondare le truppe francesi e inglesi che presidiano la regione. La città viene pesantemente bombardata ed é teatro di una feroce battaglia tra le truppe tedesche e quelle francesi comandate dal colonnello Charles de Gaulle, che sarebbe presto nominato generale e avrebbe condotto la Francia alla vittoria.

Le truppe francesi e inglesi nonostante fossero ampiamente impreparate alla potenza di fuoco tedesca, riescono tuttavia a respingere l'avanzata delle truppe naziste.

Le campagne e i paesi di questa splendida regione francese nascondono ancora le cicatrici di questo momento oscuro della storia.

Ce ne renderemo conto spesso durante il nostro viaggio, perche questa zona, con i suoi porti e il suo facile accesso al mare, dietro i passaggi da cartolina nasconde un pesante passato di guerra.

Il suo ricordo ci accompagnerà sulla nostra strada come un compagno di viaggio benevolo.

Decidiamo di prendere la strada per Saint Valery sur Somme, ma una piccola deviazione imprevista è necessaria perché scopriamo l'esistenza di un mulino a vento inéluctable paese di Eaucourt. Anche se il paese è sul lato opposto della nostra direzione, decidiamo con piacere di allungare di qualche decina di chilometri il nostro percorso sperando che ciò ne valga la pena.


Sia detto tra di noi e a scanso di equivoci: la deviazione ne valeva davvero la pena! usciamo da Abbeville lungo la pista ciclabile che conduce a Saint Valery nel senso opposto attraverso la strada di servizio che costeggia la Somme e che un tempo era utilizzata per la manutenzione del fiume. 

Il percorso è piacevole e ricco di piacevoli incontri.

Dopo qualche chilometro di pedalata alla fine ci siamo, troviamo la deviazione per Eaucourt anche se le indicazioni non sono molto precise e l'accesso al mulino non é dei più chiari, cosi come le indicazioni che ci forniscono un gruppo di ragazzini in bici che incrociamo sul nostro cammino. 

Nonostante qualche difficoltà e dopo una breve pendenza fra i campi coltivati arriviamo infine al mulino a vento. 

 

 

 

Il posto è tranquillo in questo inizio di pomeriggio, la casa del mugnaio, trasformata in ristorante Econ annesso museo del vento, è chiusa, non c'é anima viva nei paraggi e già manchiamo disperatamente d'acqua!

Un piccolo giro nei dintorni per cercare una piccola fontana ma niente all'orizzonte. Un errore da principianti certo, ma in fondo non lo siamo?

A questo punto non ci resta che approfittare del verde e di alcuni frutteti accanto dove per fortuna riusciamo a recuperare due belle pere ben mature che hanno il potere immenso di dissetarci.

Ancora un piccolo momento di relax prima di riprendere il nostro cammino perché fa molto caldo e non abbiamo nessuna fretta di arrivare. 


 Riprendiamo la strada verso Saint-Valery, lungo la strada di servizio che costeggia la Somme. 

Questo cammino di servizio é stato integralmente asfaltato e dotato di segnaletica informativa e sembra davvero di essere su un'autostrada, solo che qui si respirano solo gli odori della natura 

Continuiamo dritti su questa strada che può apparire monotona ma che permette diverse soste nelle zone attrezzate. 

Poco prima di entrare in città ci fermiamo per immortalare come si deve il nostro passaggio su queste terre.

 

 

L'ingresso nel paese si fa nel migliore dei modi, attraverso la calma del porto turistico e le sue barche che sembrano salutarci con i loro alberi tesi.

Proseguiamo lungo la strada  che scorre lungo il fiume verso il centro storico della città dove abbiamo prenotato il nostro Bed and Breakfast per la notte.

Il paese di Saint-Valery è composto da tre entità distinte: la città alta che ha conservato il suo aspetto medievale, è caratterizzata da vicoli stretti e lastricati e da vecchie case d'epoca.

La città bassa chiamata la Ferté, con il suo porto, è la parte più moderna della città dove si trovano la maggior parte dei ristoranti e caffè.

Infine la zona dell'Abbazia, alle porte e nel prolungamento della città vecchia.

 

 

    

L'accesso alla Città Alta si fa attraverso numerose porte fortificate collegate fra di loro da alte mura di cinta.

All'ingresso sud della città la chiesetta di Saint-Martin accoglie i visitatori venuti a passeggiare fra le viuzze della città vecchia. 

 

 

 

 

  

Dopo un rapido giro della città ed dopo aver incrociato un piccolo e curioso abitante locale ci dirigiamo verso il nostro bed & breakfast, per riposarci un attimo, prima di partire in esplorazione pedestre in serata.  

La stanza del Bed & breakfast che abbiamo prenotato si trova in una casa antica del centro storico ed é arredata ispirandosi al cinema perché questa é una grande passione della proprietaria.

È davvero enorme, in realtà abbia a disposizione un intero appartamento, con camera soggiorno e bagno immenso. I proprietari, una coppia appassionati di bici oltre che di cinema, ci fanno sentire subito come a casa. 

La colazione é servita nel ristorante di fronte, gestito dal marito e permette di accogliere i ciclisti in quanto fa parte di una rete di alberghi e bed & breakfast che accettano ben volentieri i nostri colleghi a 2 ruote. La rete "Accueil Vélos" permette di fornire oltre evidentemente ai parcheggi per le bici in zona protetta,  tutta l'assistenza eventualmente necessaria in caso di problemi, fino alla sostituzione della bici in casi estremi.

La sera la parte alta della città si immerge in un'atmosfera elegante e tranquilla, lontana dal tumulto turistico della città bassa ed è un vero piacere passare attraverso i vicoli appartati per andare incontro a qualche gatto solitario.

Questo è esattamente quello che facciamo prima di tornare nella nostra stanza che si trova proprio accanto alla Chiesa di Saint-Martin, ancora più bella al chiaro di luna.

Il monumento è stato in gran parte modificato nel corso dei secoli e anche bruciato per ordine di re Luigi XI per evitare che la città finisse in mano agli inglesi.

L'attuale edificio risale alla fine del 1500 e offre ai passanti la visione dei suoi originali muri a scacchiera che alternano selci, pietre scure e mattoncini rossi nella sua parte più recente.


Una notte di sonno e una buona colazione è tutto ciò di cui abbiamo bisogno per partire seriamente all'esplorazione di questo piccolo angolo di Francia.

Dopo la prima colazione andiamo giù al porto per riprendere la pista ciclabile che fa il giro completo della baia. Direzione Cap Hornu per avere una visione panoramica  sulla baia e soprattutto per visitare il porticciolo di Hourdel famoso perché qui una grande colonia di foche ha eletto dimora su queste spiagge per la grande felicità dei turisti che accorrono numerosi per osservarle. 

E infatti, ce ne sono già troppi per i nostri gusti e questo, ci dispiace ammetterlo, non ci piace poi troppo.

Al tumulto degli umani preferiamo la tranquillità della natura. Appena il tempo di dare uno sguardo nel binocolo prestatoci dalle associazioni di tutela della baia per scorgere la colonia di foche che oziano sui banchi di sabbia, a ben debita distanza, e già abbiamo già voglia di fuggire il trambusto delle orde di turisti che affollano sempre di più il porticciolo.

Ci allontaniamo discretamente e cerchiamo di rinfrescarci ai tavoli di un bar che, pero', ci invita gentilmente ad alzarci perché é quasi ora di pranzo e se vogliamo sederci ai tavoli, dobbiamo pranzare. Una semplice bibita non é sufficiente per occupare un posto cosi ambito.  

Riprendiamo cosi la nostra peregrinazione fino alla punta estrema della baia dove ci fermiamo ad ammirare il faro, prima di tornare a Sant Valery.

Per tornare a a Saint Valery si aprono a noi due possibilità: riprendere il percorso che costeggia il mare o tracciare attraverso le campagne dell'interno.

Decidiamo per quest'ultima opzione che si rivelerà piena di sorprese e di incontri fortuiti.

E infatti il ritorno attraverso le campagne si fa attraversando stradine poco frequentate e lungo le paludi e stagni dove è facile incontrare famiglie di anatre che attraversano la strada per posarsi al sole nei giardini delle case.

I paesaggi sono sontuosi e la calma della natura prende il sopravvento dei rumori del centro della città. È questa l'occasione per passare attraverso piccoli paesi dove si possono ancora osservare i resti di un mondo ormai dimenticato.

Infatti fermandoci un attimo per riposarci, accanto a un cimitero, ci troviamo di fronte a ciò che è rimasto di un vecchio caffè di paese che sembra uscito direttamente da una vecchia cartolina ingiallita.

 

Il Café Continental faceva certamente parte, della folta schiera di caffè, ristoranti e alberghi, sparsi sulle strade nazionali e dipartimentali della Francia e che certamente ha dato sussistenza e lavoro ad intere comunità.  L'arrivo delle autostrade, ha gradualmente deviato il traffico dai piccoli centri e contribuito alla graduale scomparsa di questo tipo di attività.

Non ci resta che rendere omaggio alle tante belle storie che si sono probabilmente svolte dietro le tende di pizzo di questo piccolo caffè prima di riprendere la strada per Saint Valery, non senza un piccolo pizzico di nostalgia nel cuore.

A presto per il seguito dell'avventura...


È a bordo di questo insolito mezzo di trasporto, perfettamente funzionante e conservato che imbarcheremo le nostre bici per immergerci nel passato e attraversare la baia a bordo del treno a vapore delle Ferrovie della Somme. Il trenino ci porta verso Crotoy, tra i fischi della locomotiva e le grida di gioia dei tanti bambini.

I paesaggi attraversati sono meravigliosi anche se la visibilità non é ideale a causa del brutto tempo, mentre una fitta nebbia comincia a ricoprire la baia.

E sì, il tempo si é guastato e il bel sole ha ceduto il posto a nuvole minacciose perché, in fin dei conti, siamo pur sempre sull'oceano atlantico e qui, si sa il tempo cambia in un battere di ciglio.

Attraverso la nebbia, pero', si possono ancora distinguere i numerosi  uccelli che colonizzano le paludi della baia, anche se a sporgersi dal finestrino si rischia di fare una bella doccia fredda!

Arriviamo a Crotoy sotto una pioggia torrenziale e non é molto salutare restare in giro. Troviamo cosi rifugio sotto una pensilina di una fermata dell'autobus in attesa di tempi migliori.

La pioggia si é interrotta e pensiamo di fare un piccolo giro in centro anche se di nuovo i turisti cominciano ad affluire numerosi ed ad affollare la città dopo la pioggia.

Non ci sembra il caso di mischiarsi in questo viavai di persone e, anche se molto in anticipo, decidiamo di dirigersi verso Noyelles sur Mer la nostra destinazione finale da dove riprenderemo il treno per Parigi.

Dopo aver protetto i nostri bagagli e noi stessi con i teli cerati, visto che la pioggia ha deciso di rovinarci le ultime ore di permanenza in questo angolo di paradiso, riprendiamo la pista ciclabile, direzione Noyelles sur Mer per fare una scoperta che ha davvero dell'incredibile...


Bisogna ammetterlo, dopo le foche, questa è stata la scoperta più incredibile del viaggio!

Arrivando a Noyelles-sur-Mer siamo accolti da due leoni cinesi all'ingresso della città. Incuriositi da questo insolito simbolo di benvenuto e certi che non poteva trattarsi dell'insegna di un banale ristorante cinese, percorriamo la città deserta a causa della pioggia, alla ricerca di indizi utili, e li troviamo in una segnaletica stradale, di quelle che indicano i monumenti da visitare, che ci indica "cimitero cinese".

Un breve controllo sul GPS per essere certi sulle distanze e ci immergiamo in una storia molto triste e poco conosciuta.

"Una storia d'altri tempi, di prima del motore.."  come direbbe qualcuno. 

C'era una volta, una base della retroguardia militare britannica che si trovava nella frazione di Nolette.

La base includeva anche un grande campo di lavoratori immigrati cinesi, i cosiddetti "coolies". Quest'ultimi furono reclutati dall'esercito britannico durante la prima guerra mondiale per integrare il corpo di lavoro cinese (Chinese Labour Corp) e per aiutare i soldati inglesi nelle molte mansioni ordinarie.

Ma la guerra è guerra e sempre più frequentemente questi uomini si trovarono nel bel mezzo delle zona di combattimento, assegnati sempre più facilmente a compiti  difficili e pericolosi come la raccolta di cadaveri, lo scavo delle trincee o lo sminamento dei campi di combattimento.

Anche se in realtà questi erano uomini liberi, essi non avevano alcun diritto di mescolarsi con la popolazione civile o di scendere nel centro della città, tranne se accompagnati da un nutrito plotone di soldati. Questa situazione fece si che gli abitanti della città cominciarono a considerarli come dei prigionieri pericolosi e da evitare ad ogni costo. 

Una piccolissima parte rimase in Francia dopo la grande guerra, ma la maggior parte di loro trovo' la morte in questo angolo di Picardia a causa delle numerose epidemie di influenza spagnola e di colera, che li colpirono mentre assistevano i soldati malati.

Ben 849 tombe furono costruite nel 1921 dal governo britannico, che riconoscerà solo in maniera postuma questi uomini a tutti gli effetti come dei soldati caduti in guerra.

Dal 2002 al cimitero cinese di Nolette viene celebrata la festa dei morti cinesi (Qing Ming)

Ci sarebbe davvero piaciuto rendere omaggio a questi uomini accendendo un bastoncino di incenso disponibile in una piccola urna all'ingresso, ma non abbiamo con noi né un accendino ne dei fiammiferi, senza contare la pioggia.  

Il nostro pensiero basterà per non dimenticarli.

Siamo contenti di questo viaggio e di tutte queste bellissime scoperte, ma è già ora di tornare a Parigi.