Quando abbiamo optato per questa destinazione non nego che la scelta è stata molto tormentata. E già perché per me che vengo dal sud dell’Italia, andare in un qualunque posto di mare nel sud della Francia equivaleva e si identificava nella mia testa ad una vacanza fra gli ombrelloni e la folla della Costa Azzurra e ciò, ai miei occhi, costituiva un alto tradimento nei confronti della mia terra.
Per questa ragione, nelle nostre vacanze in riva al mare abbiamo sempre preferito il lato selvaggio della costa ovest della Francia a quello iper organizzato della Costa Azzurra che richiama troppo da vicino le spiagge italiane.
Ma siccome è sempre un bene riconoscere i propri errori e scoprire che, spesso, le più grosse barriere ce la fissiamo noi stessi, diciamo pure che la scoperta di Sète e dei suoi dintorni fa parte di quelle belle sorprese che davvero ti spazzano via come una folata di Maestrale tutti i tuoi pregiudizi. Perché, la regione di Sète, un lembo di terra a qualche decina di chilometri da Montpellier, fra i profumi e colori dell'Occitania, e veramente molto, molto diversa dai clichés del sud della Francia e della Costa Azzurra. Che Brassens mi perdoni!
Ah già, dimenticavo, c’era anche un altro motivo fondamentale che ha pesato molto nella scelta finale di questa cittadina dell’Herault. Per me che sono da sempre un appassionato di Fabrizio de André non potevo non rendere omaggio ad uno dei suoi maestri, il cantautore francese George Brassens che ha strimpellato le sue prime note di chitarra fra questi vicoli.
E anche da questo punto di vista la sorpresa fu totale. Già perché se é vero che mentre si percorrono i vecchi caruggi di Genova si trasuda De André da ogni poro, qui à Sète, la presenza del grande cantautore francese è quasi inesistente o, in ogni caso, io non l'ho sentita.
All’ufficio del turismo nessuno ci accenna nemmeno da lontano al fatto che il grande poeta e cantante ha costruito e alimentato la sua “cattiva reputazione”, come dice il titolo di una sua famosa canzone, proprio fra le viuzze del vecchio porto. Né tantomeno siamo riusciti a trovare, nonostante gli innumerevoli giri e richieste di informazioni, il cimitero ove riposa il grande artista. Anche se è vero che la maggior parte della sua carriera artistica si è svolta a Parigi e rarissimi sono i versi delle sue canzoni che citano questi luoghi esplicitamente, ci saremmo aspettati una maggiore attenzione verso questo illustre concittadino.
Arriviamo a Sète dopo un lungo viaggio in treno e senza bici al seguito, perché su questo TGV non è possibile imbarcarle, e decidiamo, quindi, di affittarle una volta sul posto. Arrivati nel primo pomeriggio e dopo una breve sosta ristoratrice in hotel recuperiamo le bici e partiamo alla scoperta della città, dei suoi vicoli e della sua storia.
Il destino di questo piccolo borgo di pescatori cambia alla fine del 1600 quando il re sole, Luigi XIV decise di offrire uno sbocco verso il mare al Canal du Midi, creando il porto di Sète e permettendo a questo piccolo borgo un incredibile sviluppo commerciale favorito soprattutto dal trasporto del vino ma che continuerà in tempi molto più recenti anche grazie al più lucrativo traffico petrolifero con l’Algeria francese.
A Sète, i vari canali e soprattutto il Canale Reale costituiscono il centro nevralgico della città attorno al quale questa si sviluppa. Questo borgo marinaro è percorso da numerosi canali di grandezza variabile collegati fra loro da fitta rete di ponti mobili che, una volta aperti, rendono la città simile ad un’isola della laguna veneta.
Percorrendo la pista ciclabile che collega il centro città di Sète à Marseillan si attraversa la zona della Corniche, promontorio roccioso a picco sul mare. Grazie ai numerosi belvedere sparsi lungo la pista si possono osservare una serie di calette e di baie oltre ad avere una vista mozzafiato su questo angolo di Mediterraneo.
L’accesso alla spiaggia è un po’ tortuoso ma alla fine sia gli occhi che la mente ne sono ricompensati. Le baie sono tranquille e l’acqua cristallina invita al bagno, ma siamo un po’ troppo fuori stagione per mettere i piedi nell’acqua.
La pista ciclabile che stiamo seguendo permette di fare il giro dello stagno di Thau e attraversare i 14 comuni che costituiscono l’agglomerazione Metropolitana di Sète.
I comuni che vi appartengono condividono fra loro un incredibile varietà di ambienti naturali preservati, attività marittime e lagunari oltre che un vasto patrimonio culturale e architettonico.
Ci sarebbe piaciuto fare il giro di questa laguna ma è un po’ troppo tardi per cominciare il percorso e in fin dei conti siamo un po’ stanchi del viaggio e cosi decidiamo di riposarci sulla spiaggia per approfittare un po’ del panorama e del rumore delle onde che si infrangono sulla ghiaia. Tutto è calmo in questo tardo pomeriggio e dopo qualche momento di relax ripartiamo nel centro città.
Lo percorriamo ancora in lungo e in largo attraversando progressivamente i vari quartieri storici della città, ciascuno dei quali ha un legame profondo con il mare e una identità propria. Taluni sono caratterizzati dai sontuosi palazzi dei ricchi mercanti, in stile art déco, altri sono caratterizzati da abitazioni più modeste et da casette colorate tipiche dei borghi marinari.
Quando scende la sera la città si trasforma e lungo il canale principale i vari ristoranti e bar si animano per accogliere i visitatori, anche se non c’è molto trambusto in questa fine serata di maggio.
La notte scende serena sulle acque dei canali e noi rientriamo al nostro hotel, perché domani ci aspetta una lunga escursione, che percorrendo un pezzetto del Canal du Midi ci porterà alla scoperta di Béziers e dei suoi dintorni.
Per il nostro secondo giorno di viaggio in questo angolo di Occitania, decidiamo di prendere un treno regionale, destinazione Béziers, da dove abbiamo programmato di rientrare verso Sète percorrendo per circa 35 km il Canal du Midi, fino al Cap D’Agde per poi reimmetterci sulla pista ciclabile che da Marseillan Plage arriva a Sète, lungo le spiagge.
Arriviamo a Béziers a inizio mattinata e partiamo subito alla scoperta di questa città, conosciuta più per aver accolto il primo sindaco del Front National di Marine le Pen che per le sue bellezze artistiche davvero notevoli. Il centro storico si trova in alto rispetto alla stazione ferroviaria e dopo una lunga salita giungiamo accanto alla Cattedrale di San Nazario e San Celso con il suo grande belvedere che domina tutta la valle sottostante.
Béziers fu sede episcopale à partire dal ‘760 e la sua cattedrale è uno degli edifici emblematici della città eretta a margine dei bastioni romani e medievali della città antica. Costruita sui resti di una precedente cattedrale romanica, che fu bruciata durante la crociata contro i Catari, la cattedrale odierna fu ricostruita senza pero essere mai completata per mancanza di fondi, come si può notare dal chiostro, mai terminato.
Attraverso il chiostro si accede al giardino dei Vescovi, costruito a terrazzamenti dai quali si gode una vista incredibile sulla valle dell’Orb e sul Mediterraneo.
Dopo aver ammirato il panorama dal belvedere, siamo pronti a ripartire per immetterci sul Canal du Midi dopo aver attraversato il Pont Vieux caratterizzato dalle sue 15 arcate.
Lungo 241 metri fu per molto tempo l’unica possibilità di accesso sulla strada che da Marsiglia portava a Toulouse.
Bisogna dire che il canale du Midi è in sé una esperienza a parte. Si tratta dei uno dei canali più famosi e meglio organizzati di Francia per il turismo fluviale. In realtà è da diversi anni che progettiamo di fare un viaggio itinerante sul canale del Midi e, diciamolo senza equivoci, che questa piccola tappa che si snoda nella sua parte finale ci ha permesso di avere un primo assaggio e credeteci, moltissima voglia di ritornarci a percorrerlo più a lungo.
Questo canale, infatti, che collega Tolosa al Mar Mediterraneo fu costruito intorno al XVII secolo ed è un'opera d'ingegneria eccezionale che rivoluzionò completamente il trasporto fluviale e il traffico nel mezzogiorno della Francia. Il Canal du Midi è uno dei più antichi canali in Europa ancora in funzione. Dal 1996, è stato iscritto nella lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO.
Chi dice canale, dice cammino di traino e monotonia perché i paesaggi sono spesso tutti uguali per chilometri e chilometri.
In realtà anche se abbiamo percorso un minuscolo tratto ci siamo resi conto di come questo sia soltanto un pregiudizio. Bisogna sapere, infatti che in realtà il canal du Midi è caratterizzato da paesaggi molteplici e variabili e lungo il suo percorsi ci si può imbattere in numerose imbarcazioni trasformate in ristoranti o uffici del turismo, chiuse di varie forme e dimensioni ma soprattutto paesini pittoreschi e colorati tipici del sud della Francia.
Contrariamente a quello che si può immaginare il canale non è assolutamente una linea retta, anzi, si snoda principalmente attraversando campagne e paesaggi bucolici che evolvono man mano che lo si percorre
Certamente quando girate la testa a destra o a sinistra il canale non sparisce ma la sua vegetazione varia in maniera sorprendente alternando zone lussureggianti di verde e di platani completamente protette dal sole, ad altre dove la vegetazione si fa più rara e i terreni più aridi. Lungo il suo percorso non è raro incontrare vigneti, campi coltivati, stagni e paesini colorati e passare rapidamente da una pista ciclabile asfaltata al sentiero di ghiaia e terreno.
Con nostro immenso piacere scopriamo che il percorso lungo il fiume è, in realtà, più adatto alla mountain bike che alle bici da strada ed è forse per questo che non incrociamo molti ciclisti né famiglie con bimbi al seguito, come ci è già accaduto in altre occasioni.
Il viaggio diventa quasi bucolico e davvero rilassante poco prima dell’arrivo a Agde, cittadina molto meno conosciuta e frequentata che la sua stazione balneare sul Mediterraneo, il Cap d’Agde, dove ci sono le spiagge e i ristoranti turistici.
Un breve giro nel centro storico deserto di questo borgo chiamato nell’antichità "Agathé Tyche" che vuol dire “buona fortuna”, ci permette di scoprire le sue costruzioni medioevali dal caratteristico colore scuro, tipico della pietra vulcanica del vicino vulcano spento che da il nome alla città, e che, spesso, ha fatto chiamare questo borgo dell’Herault, la perla nera. Basta camminare per qualche minuto fra le sue tipiche stradine, lungo le banchine del porto fluviale o percorrere i bastioni, per immergersi immediatamente in un’atmosfera unica e compiere un rapidissimo viaggio attraverso i secoli. Fra le sue viuzze, rimarcabile esempio dell’architettura romanica, scopriamo l'antica cattedrale di Saint-Etienne, uno degli esempi più interessanti di chiese fortificate che sembrano pullulare in questa regione. La chiesa fu costruita a partire dall’ 872 e fortificata intorno al 1200.
Caratterizzata dal tipico colore scuro della pietra basaltica questa fortezza è ricca di nicchie e caditoie difensive che forgiano la sua immagine di roccaforte, rafforzata anche per la presenza del bastione-campanile che culmina a 35 metri di altezza.
Ma è già tempo di riprendere la nostra strada non senza une breve pausa sulle spiagge del Cap D’Agde, da dove si gode di una vista privilegiata sulla baia di Sète che ci appare da lontano come un miraggio. E non è un caso che parliamo proprio di miraggio perché gli ultimi 25 kilometri di questo straordinario percorso si riveleranno un piccolo incubo, complice un maestrale intenso che già da qualche ora soffia sulla regione.
Nonostante la strada sin qui percorsa non sia stata particolarmente ardua, è necessario precisare che a questo punto del nostro percorso abbiamo già macinato 35 km essenzialmente su sterrato e i ciclisti più esperti potranno confermare che non è assolutamente la stessa cosa percorrere 30 km di sterrato in mountain bike o farne 30 su strada con una bici da corsa.
Insomma, lo avrete capito, siamo già abbastanza stanchi e avevamo previsto un rientro in treno. Questa pista ciclabile asfaltata che tira dritto fra le dune e le spiagge fino a Sète pero' ci tenta non poco… e poi, in fondo solo 25 km ci separano dall’agognata meta!
Decidiamo quindi di continuare la nostra strada in bici, mentre il regionale Agde-Sète ci sorpassa alla nostra sinistra portando con sé le ultime possibilità di rientro in treno..
Qualche minuto dopo, pero' rimpiangeremo molto questa scelta perché perché per tutto il pomeriggio il Mistral, vento tipico di queste regioni, decide di renderci la vita un po’ più complicata, grazie alle sue raffiche contrarie che sfioravano i 60 km/h, accompagnate da spruzzi di sabbia e dalle nostre bestemmie. Gli ultimi chilometri del nostro cammino si sono rivelati, cosi, un vero e proprio calvario. La città di Sète sullo sfondo ci sembrava sempre più lontana e la pista ciclabile ricoperta ormai da uno spesso strato di sabbia ci ha costretto più volte a scendere di sella.
Arriviamo a Sète sfiniti ma contenti e pronti per affrontare, ovviamente dopo una bella notte di riposo, l’ultimo tratto del nostro viaggio in queste terre.
Per l’ultima tappa del nostro viaggio nell’Herault, abbiamo deciso di partire alla scoperta degli stagni a Nord-Est di Sète.
Nonostante il percorso per uscire dalla città di Sète sia un po’ complessa e non proprio in sicurezza, raggiungiamo il canale che collega il Rodano a Sète e continuiamo lungo il cammino sterrato che lo segue fino a Frontignan.
Una breve tappa all’ufficio di turismo ci permette di recuperare una mappa dettagliata del percorso, esclusivamente per mountain bike, che attraversa le saline di Frontignan, passa nel pittoresco borgo di Vic-la-Guardiole e termina nella straordinaria cornice della cattedrale sul mare di Villeneuve-lès-Maguelone.
L’ultima tappa del nostro viaggio non poteva che terminare cosi, nel migliore dei modi. Dopo poche pedalate ci ritroviamo completamente soli al mondo, immersi in una natura incontaminata, fra specchi d’acqua a perdita d’occhio e paesaggi lacustri fra i più singolari, circondati da una incredibile varietà di specie di uccelli acquatici.
Anche se il percorso non è dei migliori e presenta numerose difficoltà di passaggio, fra erbacce e sentieri strettissimi, bisogna dire che ne vale assolutamente la pena perché vi sembrerà di planare in un altro universo. Il nostro consiglio è di preparare al meglio questa tappa. Se avete a disposizione un GPS scaricateil tracciato disponibile sul sito dell’ufficio del turismo e seguitelo scrupolosamente fidandovi ciecamente anche se, a volte, vi sembrerà assolutamente sbagliato e vorreste cedere alla tentazione di ritornare sui vostri passi.
In alternativa potete recuperare la carta all'ufficio del turismo e affidarvi al vostro senso dell'orientamento perché il percorso in questione non é affatto segnalato e l'errore é dietro l'angolo. Ma attenzione perché é bene ricordare che siete in una riserva protetta e quindi ogni cm di terreno é prezioso e contribuisce all'equilibrio generale della zona. Non cedete quindi alla tentazione di prendere altri sentieri perché é assolutamente vietato percorrerli. Se poi non volete correre alcun rischio é sempre possibile imboccare la pista ciclabile che fa il giro dello stagno ma in questo caso rischiereste di rinunciare ad un'esperienza indimenticabile.
E’ già, perché questo il regno incontrastato dei fenicotteri rosa e di molteplici altre specie di uccelli acquatici alcuni rarissimi!
Ci sarebbe piaciuto avere una macchina fotografica con teleobiettivo per poter immortalare lo spettacolo vivente di questi maestosi e elegantissimi uccelli ma dobbiamo accontentarci di qualche foto sfuocata presa con i nostri telefoni. In questi momenti si rimpiange di non avere un binocolo al seguito!
Dopo aver attraversato le saline di Frontignan percorrendo un minuscolo lembo di terra che le taglia in due da ovest verso est, il percorso si fa più agevole arrivando alle porte del bosco degli Aresquiers che attraversiamo prima di biforcare verso il borgo di Vic-la-Guardiole.
Il bosco degli Aresquiers si estende su una superficie di 179 ettari e fa parte di una vasta zona protetta di circa 3000 ettari che comprende anche gli stagni circostanti.
Deve la sua particolarità alla sua vicinanza con il mare, caratteristica rara per un bosco dell’area mediterranea francese, che lo rende, perciò, unico nel suo genere. È popolato da numerose specie animali fra cui civette, cuculi, gufi, aironi e cicogne.
Il territorio di Vic-la-Gardiole è vasto e variegato e permette numerose escursioni sia in bici che a piedi. E’ dominato dal massiccio della Guardiole ricoperto da una fitta boscaglia e vero paradiso degli amanti della mountain bike, oltre che circondato dall’omonimo stagno, luogo di accoglienza per le molteplici specie di uccelli migratori che vengono qui a svernare.
Non è raro, quindi, di incrociare aironi, trampoli bianchi, avocette, oltre agli immancabili fenicotteri rosa.
Il borgo antico di Vic-la-Guardiole è caratterizzato da stradine strette dove si affacciano le tipiche costruzioni in pietra locale e impreziosito da una incredibile chiesa fortificata del XII secolo, la cattedrale di San Léocadie, inscritta al registro dei monumenti storici nel 1920.
Si tratta di un edificio in classico stile militare, vera e propria fortezza costruita per difendersi contro gli invasori di ogni tipo e in particolare dai pirati saraceni che razziarono queste terre a partire dal 1500. L’edificio è caratterizzato da una classica pianta rettangolare la cui facciata é arricchita di numerose feritoie, caditoie e altri apparati di difesa oltre che da un corridoio di ronda da dove gli abitanti del borgo lasciavano cadere sui nemici ogni tipo di proiettile oltre al classico olio bollente.
Riprendiamo il nostro cammino dopo aver percorso in lungo e in largo questo borgo pittoresco per dirigersi verso l’ultima tappa del nostro viaggio: la cattedrale sull’acqua di Villeneuve-lès Maguelone
Per raggiungere questo incredibile monumento si percorre una lunga strada asfaltata che attraversa la laguna. È un'esperienza indimenticabile sia per i paesaggi che circondano questa isola fortificata nella laguna sia per la storia di questa cattedrale dedicata a San Pietro ma che è meglio conosciuta con il nome di cattedrale delle sabbie o cattedrale del mare.
I visitatori che attraversano lo stretto istmo che la collega alla terraferma non possono non interrogarsi sulle ragioni e le origini di un edificio così singolare e insolito che si erge all'orizzonte come un vecchio combattente ferito, privato delle sue armature, ma che lotta per non soccombere all'oblio.
Siamo subito affascinati dalla storia di questa nave di pietra arenata sulle spiagge del Mediterraneo e lasciamo quasi da parte la visione della incredibile colonia di uccelli che riposa sulle acque, tra i salti dei pesci che a volte finiscono la loro traiettoria nella bocca di un fenicottero semi addormentato ma pur sempre vigile.
Il traffico non è assolutamente intenso anche se in alta stagione è probabile incontrare un numero molto più grande di automobili.
Per noi non è assolutamente il caso, i nostri soli incontri, sono a quattro zampe e molto mansueti. Non rifiutano assolutamente di sgranocchiare qualche mela in cambio di una foto ricordo.
Anche questo lembo di strada che ci separa dall’isola dove si trova la cattedrale del mare ci permette di attraversare una vasta zona lagunare dai paesaggi incredibilmente preservati.
Situata ai margini del Mar Mediterraneo, a 4 km a ovest di Palavas-les-Flots, la Cattedrale romanica di Villeneuve-lès-Maguelone fu eretta su un'isola florida di vigneti e pini centenari, e fu abitata fin dall'antichità. Più volte distrutta e ricostruita la Cattedrale rinacque nell'XI secolo per accogliere la sede episcopale fino alla prima metà del 1500 e fu meta di numerosi pontefici in fuga da Roma a causa delle guerre fra le fazioni rivali.
Della sua configurazione iniziale resta oggi ben poco. A parte un grande arco, antica porta di ingresso al sito fortificato e qualche rara vestigia sparsa intorno alla chiesa, la cattedrale ha perso totalmente la sua configurazione originale che gli conferiva più l’aria di una fortezza che di una chiesa. Le facciate portano ancora visibili le cicatrici di queste mutilazioni continue.
Dopo lo smantellamento delle fortificazioni e il taglio delle torri di guardia resta oggi il solo corpo principale della Cattedrale e una modesta casa annessa che permette al sacerdote di officiare messa.
La maggior parte dei muri di cinta fu progressivamente smontato e le pietre da taglio recuperate furono utilizzate per la costruzione delle rive del canale del Rodano a Sète.
Resta di fatto che questo monumento affascina ancora oggi per la sua ricchezza e maestosità. Nonostante le espoliazioni e distruzioni si possono ancora ammirare numerosi fregi e decori architettonici come i meravigliosi bassorilievi che adornano il portale d’ingresso, a testimonianza dell’importanza che questo luogo ebbe nel passato.
Piccola curiosità, il parco della cattedrale ospita numerosi esemplari di pavoni, bianchi o colorati che vagano liberamente fra i turisti.
Questo viaggio ci ha nutrito, come sempre, di sapori, colori e di odori ma come tutte le più belle cose, anche questo itinerario giunge alla sua fine. Ripartiamo verso il centro città da dove riprendiamo un treno per Sète, per passare la nostra ultima notte nell’Herault e riprendere il nostro tran tran quotidiano parigino.