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Partiti di primo mattino dopo una ricca colazione ci rimettiamo in sella per la seconda tappa del nostro viaggio di tre giorni, destinazione Chatillon en Bazois, a circa 60 km da Clamecy. Bisogna dire che siamo un po’ stanchi del giorno precedente perché la levataccia mattutina, le oltre due ore di treno e i 50 km percorsi in bici ci hanno un po’ stremati. E siccome nel viaggio in bici non bisogna vergognarsi delle proprie debolezze decidiamo di accorciare il nostro percorso facendoci aiutare dal nostro amico treno. Caricate le nostre bici su un simpatico e modernissimo treno regionale accorciamo di una decina di chilometri il nostro percorso (il canale non ce ne vorrà!) e riprendiamo il nostro cammino all’altezza di Corbigny.

 

  

  

Il tratto di canale che ci aspetta è uno di quelli a maggiore pendenza, anche se ovviamente le pendenze di un canale sono limitatissime ma questo significa anche che è su questo tratto che troveremo il maggior numero di chiuse consecutive.

Siamo infatti nel tratto di canale detto anche della Scala di Sardy nel comune di Sardy-Les-Epiry che con le sue 16 chiuse consecutive permette di superare un dislivello di oltre 30 metri.

Stiamo attraversando anche una delle zone più naturali e incontaminate del canale, probabilmente la più bella perché è in questo tratto che il contatto con la natura si fa più intenso. Ci diciamo che in fondo non è stata una cattiva idea accorciare il tratto perché questo ci permetterà di passare più tempo ad ascoltare il silenzio della campagna e ad impregnarci degli odori e dei colori di questi luoghi.

Questo tratto di canale racchiude, inoltre, una importante zona umida fra gli stagni di Vaux e di Baye, area protetta dove nidificano importanti colonie di martin pescatore o di aironi cenerini che è possibile ammirare dai vari punti di osservazione. 

Gli scorci naturali si susseguono a ripetizione e dopo aver superato le famose 16 chiuse e percorso circa 30 kilometri in uno scenario naturale mozzafiato, siamo quasi giunti alla destinazione finale della giornata.

Ad accoglierci all’entrata del paese di Chatillon-en Bazois, i suoi bastioni, i torrioni e le sue mura medioevali erette a protezione della città. 

 

Questo paesino merita davvero una sosta ed è infatti qui che abbiamo prenotato il nostro albergo per la notte, che si trova in una antica rivendita di vini trasformata dai nuovi proprietari per farne una “maison d’hôtes”. 

Con estremo piacere e attenzione ascoltiamo il racconto della proprietaria, che ci fa partecipi della storia di questi luoghi, del loro restauro e che, come molte altre, è soprattutto una storia di passioni e di sacrifici per far rinascere dei luoghi altrimenti persi per sempre. Stephanie, una professoressa un po' delusa delle derive del sistema scolastico francese, ha deciso qualche anno fa di mollare tutto e dedicarsi all'accoglienza dei turisti, creando con suo marito questa grande Maison d'hôte. Il restauro di questo edificio dei primi anni dell'800 non é stato certamente facile, perché gran parte dell'edificio era ingombrato da materiale agricolo di ogni sorta e la trasformazione in agriturismo ha necessitato molti adattamenti e lavori. Ha pero certamente riservato numerose sorprese: una di queste é quella che da il nome allo stabilimento. 

Il “Foudre du Bazois”, questo il nome della nostra maison d’hôtes, deve il suo nome al “foudre” che contrariamente al suo equivalente femminile non significa “fulmine” ma indica una speciale botte di circa 1000 litri che gli attuali proprietari hanno ritrovato nella cantina seminterrata di quella che fu la rivendita di vini.

Il destino della famosa botte si trovava davanti ad un bivio, o finire in legna da ardere o finire, per fortuna all’ingresso dell’hotel a testimonianza del passato di questi luoghi.

 

E partiamo a piedi alla scoperta di questo paesino, discutendo come le poche anime che ancora lo abitano del suo passato glorioso e ormai lontano, di come si è svuotato poco alla volta, di come l’ultimo panificio ha chiuso i battenti qualche mese prima, di come pochi illuminati cercano di ridargli lustro, a fatica, lottando contro la burocrazia e l’inerzia delle istituzioni.

Ma scopriamo anche degli angoli incantevoli e degli scorci meravigliosi dove l’acqua la fa da padrone e circonda il tutto in un abbraccio materno.

  

Ed è quindi in questo angolo di paradiso che si conclude veramente la nostra peregrinazione, perché se è pur vero che ancora 45 chilometri ci separano dalla fine del nostro viaggio, possiamo senza dubbio concludere in bellezza qui a Chatillon-en-Bazois il nostro racconto.

  

  

Domani ci aspetta la fine del nostro viaggio, il treno di ritorno verso Parigi, gli ultimi 45 chilometri di canale, le ultime chiuse, verso l’estuario di convergenza di tutti i canali e i fiumi di questa regione verso la Loira e verso la città di Decize, porta d’ingresso meridionale del canale del Nivernais, aperta sul gran circuito dei Canali di Borgogna.