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Forse lo avrete già capito ma i nostri viaggi sono nella grande maggioranza dei casi effettuati in stretto rapporto con l’acqua, che sia quella di un lago, di un fiume o più semplicemente del mare.

C’è un motivo pratico ed un motivo sentimentale in tutto ciò. Quello pratico è che sostanzialmente questo tipo di percorsi non presentano dislivelli eccessivi e rientrano perfettamente nel nostro standard sportivo. Quello sentimentale è dovuto alle mie origini, perché essendo sempre vissuto a pochi metri dal mare il richiamo dell’acqua sonnecchia in me e si manifesta inconsciamente ad ogni organizzazione di un viaggio.

Ed è cosi, che in una fresca mattina di luglio decidiamo di partire lungo il Canale del Nivernais, destinazione Borgogna.

La velostrada del Canale del Nivernais fa parte, infatti, della rete di piste ciclabili del Tour di Borgogna in bici, che quando sarà infine completato, costituirà un circuito di ben 800 km ripartiti su 5 grandi percorsi fra sentieri lungo i corsi d’acqua, vigneti e linee ferroviarie dismesse.

Il Canale del Nivernais, in particolare, si snoda su 175 km fra le città di Auxerre et Decize seguendo il corso del fiume Yonne di cui costituisce la parte navigabile, lungo il cammino di servizio trasformato in pista ciclabile protetta.

  

Decidiamo quindi di suddividere il percorso in tre tappe, tenendo conto che i meno coraggiosi potranno ridurre i kilometri giornalieri grazie alle numerose stazioni ferroviarie intermedie che si trovano lungo la strada, ottimo rimedio, anche in caso di problemi tecnici.

Caricate, come al solito, le bici in treno alla Gare d’Austerlitz ci dirigiamo quindi verso Auxerre porta d’ingresso del Canale, dove ci accoglie la maestosa abbazia di Saint-Germain, complesso monastico del IX secolo nella cui cripta si possono ammirare delle straordinarie pitture morali fra le più antiche di Francia.

Ci fermiamo qualche istante, il tempo di fare colazione in un baretto del centro storico e di scambiare due chiacchiere con il gestore incuriosito dalle nostre bici, e ripartiamo ad ammirare questa meraviglia dell’arte gotica, approfittandone per scoprire le bellezze di questa cittadina che conta fra i suoi numerosi monumenti alcune chicche architettoniche.

E il caso della Cattedrale di Santo Stefano, che tanto ricorda la cattedrale di Notre Dame de Paris e che con i suoi portali scolpiti e le incredibili vetrate del coro e del transetto costituisce un modello di eleganza in puro stile gotico. La cattedrale si erige su un’antica cripta e precedente chiesa romanica, custodendo un ricco tesoro di oggetti di culto preziosi e manoscritti antichi che vale la pena di visitare.

 

Altra attrattiva della città è la torre dell’orologio, sulla piazza dell’Hotel de Ville, costruita intorno al XV secolo. Inizialmente utilizzata come prigione, la torre è stata trasformata successivamente in orologio e, dalla notte dei tempi, indica non solamente l’ora ma anche le fasi lunari e solari grazie alle due lancette caratterizzate dai simboli della luna e del sole. Purtroppo, la torre non è accessibile al pubblico e si può ammirare esclusivamente dall’esterno.

Dopo aver scorrazzato fra le viuzze medievali della città ci dirigiamo verso l’inizio del nostro percorso sul canale, direzione Clamecy, dove abbiamo prenotato il nostro albergo per la serata.


Una cinquantina di chilometri sono al menu di questa prima giornata per giungere nella citta di Clamecy e poco dopo aver lasciato il centro storico di Auxerre, ci ritroviamo sulla velostrada del Canale del Nivernais, pista ciclabile dedicata alle bici e completamente securizzata.

Lo abbiamo già detto in occasione del nostro viaggio sul Canale del Midi: il viaggio lungo questo tipo di percorsi può apparire noioso e monotono, ma in realtà, a guardarlo da vicino ci si rende conto che i paesaggi che si attraversano sono invece molto variegati perché, sé è vero che da un lato c’è e ci sarà sempre il fiume, dall’altro lato la campagna si mostra in tutto il suo splendore e la sua varietà, alternando i campi coltivati a cereali con i grandi vigneti perché, è utile ricordarlo, siamo pur sempre in Borgogna, anche se non certamente nel suo cuore viticolo per eccellenza.

E a proposito di vino, la zona di Auxerre conta numerose proprietà dove i viticoltori locali potranno condividere con voi la loro passione per la bevanda degli dei. 

Alcuni paesini lungo il percorso, poi, nascondono dei veri e propri tesori dell’arte viticola, come le cantine secolari di Bailly-Lapierre a Saint-Bris-le-Vineux, che in un primo momento furono utilizzate per la coltivazione dei funghi (i famosi champignons!)

Il canale del Nivernais offre anche numerose attrattive per coloro che decidono di svoltare nei paesini che si affacciano sul suo corso e anche se ciò allungherà di qualche chilometro il percorso, meritano di essere visitati i numerosi paesini pittoreschi incastonati nel cuore delle vallate sinuose della Yonne, come Cravant, Vermenton, Mailly-le-Château.

Perché il bello del viaggio in bici è anche e soprattutto avventura e scoperta, bisogna essere curiosi e pronti a cambiare i propri programmi perché se è vero che si può restare delusi da un paese magari sopravvalutato nelle guide turistiche altre volte ci si imbatte in belle sorprese come fu il caso di Mailly le Chateau dove abbiamo potuto osservare le vestigia di questi antichi borghi medioevali che contribuiscono al loro fascino decadente : case dal tipico “graticcio” strutturale, torrioni, chiese e roccaforti.

Proseguiamo il nostro percorso attraversando questi paesaggi bucolici dove l’acqua regna sovrana e le numerose chiuse di questo canale, che ne conta ben 116, ci ricordano il passato navigabile per ragioni commerciali di questo canale che permetteva il trasporto delle merci, dalla Borgogna verso, il resto della Francia e che costituiscono oggi la maggiore attrattiva per chi decide di optare per il turismo fluviale, perché la quasi totalità di queste chiuse sono manovrate dagli stessi avventori.

 

E non è un caso se la cittadina di Clamecy dove ci fermiamo per la notte, ricorda con onore il suo passato di luogo di produzione e scambio di legnami attraverso una rievocazione storica della grande epopea dei cosiddetti “flotteurs de bois”.

Sin dall’inizio del XVI secolo infatti, la capitale francese scopre le incredibili ricchezze naturali del Morvan, regione della Borgogna ricca di foreste e di boschi e decide di riscaldare Parigi approvvigionando il legno proprio da queste zone. I tronchi d’albero, allora, tagliati e direttamente gettati nei ruscelli e corsi d’acqua si dirigevano verso Clamecy trasportati dalla corrente.

Qui gli abitanti li recuperavano e li assemblavano in lunghe zattere di legno che potevano raggiungere anche i 70 metrici lunghezza. A cavallo di queste zattere i valorosi “flotteurs” percorrevano il canale per almeno 11 giorni attraversando le chiuse con un incredibile coraggio, verso la Senna e Parigi. 

 

 

Sebbene oggi questa tradizione è andata completamente persa, la cittadina, il giorno della festa nazionale del 14 luglio, ricorda con delle gare nautiche il suo passato glorioso ed organizza delle competizioni acquatiche nelle quali il rappresentante di ogni contrada della città, installato in piedi su una zattera, deve far cadere i suoi rivali armato di una lunga pertica in legno che ricorda il remo delle zattere dei "flotteurs".

E un vero peccato non aver potuto assistere a questa gara affascinante perché arriviamo a Clamecy nel tardo pomeriggio, a competizione ormai finita.

 

Dopo esserci installati al nostro hotel ci godiamo una buona cena e questa cittadina ma soprattutto i fuochi d’artificio organizzati per la festa nazionale , seduti lungo il fiume, prima di affrontare la seconda tappa del nostro viaggio che ci porterà à Chatillon en Bazois, dove scopriremo fra le altre cose, l’avventura umana dei proprietari della nostra “maison d’hôte”.


Partiti di primo mattino dopo una ricca colazione ci rimettiamo in sella per la seconda tappa del nostro viaggio di tre giorni, destinazione Chatillon en Bazois, a circa 60 km da Clamecy. Bisogna dire che siamo un po’ stanchi del giorno precedente perché la levataccia mattutina, le oltre due ore di treno e i 50 km percorsi in bici ci hanno un po’ stremati. E siccome nel viaggio in bici non bisogna vergognarsi delle proprie debolezze decidiamo di accorciare il nostro percorso facendoci aiutare dal nostro amico treno. Caricate le nostre bici su un simpatico e modernissimo treno regionale accorciamo di una decina di chilometri il nostro percorso (il canale non ce ne vorrà!) e riprendiamo il nostro cammino all’altezza di Corbigny.

 

  

  

Il tratto di canale che ci aspetta è uno di quelli a maggiore pendenza, anche se ovviamente le pendenze di un canale sono limitatissime ma questo significa anche che è su questo tratto che troveremo il maggior numero di chiuse consecutive.

Siamo infatti nel tratto di canale detto anche della Scala di Sardy nel comune di Sardy-Les-Epiry che con le sue 16 chiuse consecutive permette di superare un dislivello di oltre 30 metri.

Stiamo attraversando anche una delle zone più naturali e incontaminate del canale, probabilmente la più bella perché è in questo tratto che il contatto con la natura si fa più intenso. Ci diciamo che in fondo non è stata una cattiva idea accorciare il tratto perché questo ci permetterà di passare più tempo ad ascoltare il silenzio della campagna e ad impregnarci degli odori e dei colori di questi luoghi.

Questo tratto di canale racchiude, inoltre, una importante zona umida fra gli stagni di Vaux e di Baye, area protetta dove nidificano importanti colonie di martin pescatore o di aironi cenerini che è possibile ammirare dai vari punti di osservazione. 

Gli scorci naturali si susseguono a ripetizione e dopo aver superato le famose 16 chiuse e percorso circa 30 kilometri in uno scenario naturale mozzafiato, siamo quasi giunti alla destinazione finale della giornata.

Ad accoglierci all’entrata del paese di Chatillon-en Bazois, i suoi bastioni, i torrioni e le sue mura medioevali erette a protezione della città. 

 

Questo paesino merita davvero una sosta ed è infatti qui che abbiamo prenotato il nostro albergo per la notte, che si trova in una antica rivendita di vini trasformata dai nuovi proprietari per farne una “maison d’hôtes”. 

Con estremo piacere e attenzione ascoltiamo il racconto della proprietaria, che ci fa partecipi della storia di questi luoghi, del loro restauro e che, come molte altre, è soprattutto una storia di passioni e di sacrifici per far rinascere dei luoghi altrimenti persi per sempre. Stephanie, una professoressa un po' delusa delle derive del sistema scolastico francese, ha deciso qualche anno fa di mollare tutto e dedicarsi all'accoglienza dei turisti, creando con suo marito questa grande Maison d'hôte. Il restauro di questo edificio dei primi anni dell'800 non é stato certamente facile, perché gran parte dell'edificio era ingombrato da materiale agricolo di ogni sorta e la trasformazione in agriturismo ha necessitato molti adattamenti e lavori. Ha pero certamente riservato numerose sorprese: una di queste é quella che da il nome allo stabilimento. 

Il “Foudre du Bazois”, questo il nome della nostra maison d’hôtes, deve il suo nome al “foudre” che contrariamente al suo equivalente femminile non significa “fulmine” ma indica una speciale botte di circa 1000 litri che gli attuali proprietari hanno ritrovato nella cantina seminterrata di quella che fu la rivendita di vini.

Il destino della famosa botte si trovava davanti ad un bivio, o finire in legna da ardere o finire, per fortuna all’ingresso dell’hotel a testimonianza del passato di questi luoghi.

 

E partiamo a piedi alla scoperta di questo paesino, discutendo come le poche anime che ancora lo abitano del suo passato glorioso e ormai lontano, di come si è svuotato poco alla volta, di come l’ultimo panificio ha chiuso i battenti qualche mese prima, di come pochi illuminati cercano di ridargli lustro, a fatica, lottando contro la burocrazia e l’inerzia delle istituzioni.

Ma scopriamo anche degli angoli incantevoli e degli scorci meravigliosi dove l’acqua la fa da padrone e circonda il tutto in un abbraccio materno.

  

Ed è quindi in questo angolo di paradiso che si conclude veramente la nostra peregrinazione, perché se è pur vero che ancora 45 chilometri ci separano dalla fine del nostro viaggio, possiamo senza dubbio concludere in bellezza qui a Chatillon-en-Bazois il nostro racconto.

  

  

Domani ci aspetta la fine del nostro viaggio, il treno di ritorno verso Parigi, gli ultimi 45 chilometri di canale, le ultime chiuse, verso l’estuario di convergenza di tutti i canali e i fiumi di questa regione verso la Loira e verso la città di Decize, porta d’ingresso meridionale del canale del Nivernais, aperta sul gran circuito dei Canali di Borgogna.