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Non é certamente un titolo scelto a caso quello che fa da introduzione a questa nostra nuova avventura.

Siamo ai primi di agosto, l'afa è tornata dopo qualche anno di tregua a soffocare quei pochi coraggiosi che ancora osano camminare nelle vie semideserte di Parigi e noi abbiamo una sola idea in testa : fuggire la città che diventa sempre più polverosa e irrespirabile per cercare gli spazi e gli orizzonti infiniti della campagna.


Certo siamo coscienti che tutta la Francia é protetta dall’anticiclone e che ovunque regna una calura a volte insopportabile, ma abbiamo già conosciuto questa situazione e siamo convinti che il gioco valga la candela quando scegliamo di partire verso la città di Chateauroux, à circa 250 km da Parigi, una delle porte d’ingresso, probabilmente la sola, per chi decide di vistare la Brenne in bicicletta trasportandola in treno ovviamente. 

Questa regione del centro della Francia é anche chiamata la «regione dei mille stagni» perché il suo territorio costituisce una delle più importanti zone umide di Francia dove acqua, boschi, brughiere e prati si intrecciano a grandi vallate sinuose e selvagge punteggiate da villaggi tipici.

La nostra avventura comincia quindi alla stazione ferroviaria di Châteauroux, dove siamo arrivati in treno da Parigi non senza qualche piccolo intoppo visto che la bici non voleva staccarsi dal gancio di sospensione nel treno, facendoci rischiare di saltare la fermata!

Châteauroux dista una trentina di chilometri da Vendoeuvres dove ci aspetta la nostra Maison d’hôtes, una sorta di agriturismo alla francese, e non abbiamo trovato altro miglior modo di avvicinarci maggiormente al cuore del Parco Regionale della Brenne.

Sono circa le tredici quando sbarchiamo dal treno e abbiamo circa 5 chilometri da percorrere prima di entrare in aperta campagna, la temperatura sfiora i 35 gradi e l’asfalto brucia come avremo modo di constatare spesso durante questo viaggio di due giorni.

  

Ci bastano poche pedalate e qualche chilometro per immergerci nei paesaggi che più preferiamo, immense distese di campi, cavalli e mucche al pascolo e strade che corrono verso l’infinito, lasciando la mente vagare liberamente, e il corpo liberarsi di tutto lo stress della nostra quotidianità.

Nonostante il caldo atroce che mette a dura prova la meccanica delle nostre bici, è davvero piacevole scorrere su questi lembi di asfalto cocenti che sembrano perdersi sulla linea di orizzonte e che come in un miraggio fanno riapparire in lontananza un nuovo orizzonte da raggiungere aldilà della collina.

  

Sono quasi le due del pomeriggio, per strada con nostro sommo piacere incrociamo pochissime automobili ed è già il momento di una prima sosta pic-nic perché la strada è ancora lunga prima di arrivare a destinazione.

Dopo aver biforcato in una stradina di campagna ci inoltriamo in un sentiero boschivo dove decidiamo di fare una sosta ristoratrice, accolti da un giovane capriolo che fugge immediatamente alla nostra vista non lasciandoci nemmeno il tempo di tirar fuori il telefono per fotografarlo. La bici, invece, non si fa pregare e si mette in posa per una foto ricordo.

 

Seduti su un tronco d’albero caduto consumiamo il nostro frugale pasto e respiriamo a pieni polmoni e profondamente l'aria di questi boschi per assorbirne gli odori che ci circondano e r darci la carica che ci permetterà di rimetterci in sella.

La strada che ci separa dalla nostra maison d’hôtes è ricca di piacevoli incontri ma anche di tantissimi fastidiosissimi insetti con i quali è bene abituarsi perché sono davvero numerosi, in particolare dei grossi tafani che pullulano nel sottobosco e nelle acque stagnanti.

Attenzione quindi, se decidete di percorrere queste strade prendete in conto questa possibilità e fate attenzione al vostro equilibrio sulla sella perché scacciare queste bestiole mentre si accelera per evitare i nugoli di insetti si apparenta ad un pericoloso gioco di equilibrismo!

Ma il fastidio é presto ricompensato perché non c’è bisogno di aspettare troppo per incontrare i primi stagni della regione dove già si possono osservare i primi uccelli acquatici, essenzialmente aironi, anche se non siamo assolutamente nel pieno della stagione di presenza di questi uccelli.

Muniti di un paio di binocoli ne approfittiamo di tanto in tanto per fare una piccola pausa all'ora dei faggi e scambiare due chiacchiere con i rari pescatori che hanno deciso di affrontare questa calura, o con qualche mucca curiosa che si domanda cosa mai ci facciano due ciclisti nel suo campo.

  

  

Pedalando pedalando siamo giunti quasi a destinazione, i primi cartelli ci indicano che stiamo attraversando il bosco di Lancosme del quale fa parte le Coudreau, vasta proprietà terriere nel cuore della quale c’è la nostra maison d’hôtes. E che ha una bella storia, che merita di essere raccontata.

  


E' nel lontano 1945 che Aristide Lombard, il nonno del proprietario attuale, compro' da un nobiluomo belga che precedentemente possedeva in queste terre il Castello di Lancosme, una vasta proprietà di oltre 200 ettari di prati e foreste tra cui il castello dell'Hermitage e le terre che si estendono fino al piccolo borgo di Vendœuvres.

La  storia delle case del Coudreau si intreccia  con quella delle terre di Lancosme e del suo castello. Costruite a partire dal 1850 dal capo mastro della famiglia Crombez proprietari di questi luoghi le abitazioni della proprietà furono abitate fino al 1975. Da quel momento questo luogo carico di storia e di ricordi di un passato industriale non tanto lontano fu lasciato al completo abbandono se non fosse stato per il coraggio del nipote del proprietario Emmanuel e di sua moglie Nathalie che con passione ed una straordinaria energia hanno saputo ridare vita a questi luoghi.

Diciamolo subito, l’incontro che stiamo per fare con i proprietari è uno di quelli che raramente si dimenticano e che segneranno questo nostro viaggio, forse l’incontro più interessante e emozionante che abbiamo mai fatto durante le nostre peregrinazioni.

Perché Nathalie e Emmanuel ci hanno fatto sentire davvero a casa e questo, credeteci, non è il classico modo di dire. Sin dal primo istante una scintilla si é accesa nell'aria facendo scattare qualcosa in noi e quando alla fine del nostro brevissimo viaggio abbiamo lasciato questi luoghi , è stato come se in realtà ci avessimo già vissuto da tempo e che stessimo salutando dei vecchi amici. 

Nathalie e Emmanuel ci hanno aperto il loro cuore, ci hanno raccontato la loro storia familiare, le loro difficoltà a recuperare questi luoghi ma soprattutto ci hanno trasmesso la loro passione ed il loro amore per il lavoro fatto bene.

E poi Nathalie, oltre che una perfetta padrona di casa, é anche una fantastica cuoca e durante i due giorni della nostra permanenza ci ha fatto scoprire le ricchezze culinarie di queste terre, dalla carpa affumicata al paté del Berry, passando per la quaglia farcita, che, devo confessarlo, è stata la prima quaglia della mia vita.

Costruito nel cuore di un'antica zona paludosa che ha necessitato più di trent'anni di bonifiche varie, il Coudreau ospitava una produzione di mattoni e comprendeva cinque grandi fornaci a legna per il trattamento della calce.
Le vestigia di questo insediamento industriale sono ancora presenti nella tenuta, compresa la casa del direttore trasformata da Nathalie e Emmanuel per accogliere i loro ospiti.

Nathalie e Emmanuel hanno voluto sottolineare questo legame attraverso i nomi dati alle camere e agli oggetti che arredano le due camere situate al primo piano della residenza e i due alloggi indipendenti che costituiscono le due ali della casa.

I nomi stessi delle camere e degli alloggi tendono a ricordare il passato e la maestà di questi luoghi. E cosi, se uno di loro si chiama “Brocard”, in memoria del piccolo cervo che trovava rifugio nelle rovine della casa prima della sua ristrutturazione l'altro alloggio si chiama "Salamandra" visto che nella cantina sottostante evolvono ancora oggi questi piccoli anfibi.

 

  

Passeggiando attraverso questa vasta proprietà di oltre 300 ettari totalmente accessibili ai viaggiatori, in bici, a piedi o cavallo, ad ogni angolo ci si imbatte in un pezzo di storia.

Sia che si tratti dei resti dell'ex piccola ferrovia che collegava la cava della calce ai locali operativi, della vecchia foresteria dei lavoratori, dell'azienda agricola e delle sue scuderie, la storia di questa tenuta riappare ad ogni angolo. Persino l’antica cava è stata trasformata in un bacino di pesca accessibile ai visitatori per offrirle una seconda vita e sottrarla, cosi, all’incuria.

La ristrutturazione della tenuta è stata realizzata secondo le regole del Feng Shui che uniscono modernità e passato con numerosi richiami alle origini del luogo, come i mattoncini prodotti in questi luoghi che sono stati ritrovati durante i lavori di ristrutturazione. Dopo aver consumato una fantastica cena, ci congediamo dai padroni di casa per offrirci una notte di meritato riposo e ci ritiriamo nella nostra stanza.

  


 

Dopo una ricca colazione che Nathalie ci ha preparato esclusivamente con prodotti locali, molti dei quali fatti a mano da lei stessa, ci prepariamo al primo vero giorno di visita di questa zona umida che raccoglie oltre 3000 stagni, in gran parte privati, e che tradizionalmente sono utilizzati per l'allevamento di pesci.
Oltre 2 000 tonnellate di pesce vengono catturati ogni anno tra ottobre e marzo secondo un rituale che affonda le sue radici nei secoli.

Come ci spiega Emmanuel, che è figlio di questi luoghi e fra questi stagni è cresciuto, gli stagni sono collegati fra di loro attraverso una fitta rete di condotte sotterranee che permettono di svuotare uno stagno in quello sottostante permettendo di abbassare il livello delle acque e recuperare, cosi il pesce. Questa tecnica necessita una coordinazione perfetta ma soprattutto una ottima intesa fra i proprietari perché il destino di ciascuno dipende da quello del proprio vicino.

Il nostro percorso odierno prevede di fare un tour completo della zona umida seguendo uno dei percorsi suggeriti dall’ufficio del turismo. Il nostro tour comincia a Mézières-en-Brenne che però dista una ventina di chilometri da Vendoeuvres. Problema risolto in un attimo da Emmanuel la cui struttura si pregia del marchio “Acceuil vélo” e che quindi ci propone di caricare le bici nel suo furgoncino e risparmiarci qualche ora di pedalata per trasportarci all’ingresso del nostro percorso.

Arrivati a Mézières-en-Brenne, dopo un brevissimo tour di questo borgo medievale, ci immergiamo subito nell’atmosfera calma e rilassante di questi luoghi incantati, dove il silenzio regna sovrano in questa mattina di inizio agosto, il sole illumina un cielo limpido e blu e la temperatura sale vertiginosamente verso i 30 gradi.

Pochi minuti ci separano dalle riserve naturali che si raggiungono attraverso stradine di campagna solitarie e dove, non è necessario ricordarlo, ci sentiamo perfettamente a nostro agio, prendendo il tempo di assaporare ogni singolo dettaglio, perché viaggiare significa anche questo.

Zona umida di importanza internazionale, la Brenne è una delle più grandi aree continentali francesi di questo tipo. I suoi suoli poveri e argillosi spiegano il perché queste terre siano state utilizzate per la creazione di stagni (tutti artificiali) e per l’allevamento di bestiame, piuttosto che per l’agricoltura, poco consona a questo tipo di terreno.

Perfettamente conservato, questo territorio rimane un terreno fertile molto importante per le innumerevoli specie gli uccelli migratori che qui ritrovano una perfetta area di riposo prima di affrontare il lungo viaggio che li porterà a passare l’inverno in Africa.

Delle oltre 200 specie che trovano qui trovano rifugio e cibo, ben 150 nidificano fra la fitta vegetazione che orna gli stagni.

Prima zona di insediamento francese per una tartaruga acquatica in via di estinzione, il parco ospita anche molte specie di insetti e soprattutto libellule.

 

  

La riserva naturale conta numerosi posti di osservazione, piccole capanne in legno, perfettamente mimetizzate e organizzate per permettere l’osservazione della fauna selvatica senza disturbarla.

Grazie al nostro binocolo possiamo osservare intere colonie di aironi ed altre specie ma ne approfittiamo anche per trovare un po’ di riposo e di protezione dalla calura esterna.

  

Il percorso suggerito ha una lunghezza di circa quaranta chilometri ma è tutto perfettamente piano e si può, quindi, facilmente realizzare in un giorno, con molta calma, cercando di approfittare al massimo dei paesaggi. 

Si snoda fra stradine di campagna o percorsi ciclabili perfettamente organizzati e segnalati e permette di attraversare l'intera regione di stagno in stagno.

  

  

Ma la Brenne non è solo un grande patrimonio naturale perché il suo territorio possiede numerose attrattive patrimoniali;
Un patrimonio ricco, spesso sconosciuto, costruito all’immagine delle piccole case tradizionali o dei numerosi castelli e abbazie che testimoniano del ricco passato di queste terre e seduce i visitatori con i suoi colori cangianti che variano dal rosso delle pietre arenare al bianco immacolato del calcare.

Percorrendo le numerose stradine di campagna, lontano dai rumori e dal traffico, è possibile svoltare per visitare i vari paesini caratteristici che si affacciano su questi stagni, borghi medievali dove i numerosi produttori locali potranno farvi gustare ogni ben dio, dal miele alle confetture, dai prodotti ittici affumicati sul posto ai formaggi, fra cui spicca fra tutti il caprino Pouligny-Saint Pierre, unico formaggio di capra a pregiarsi del marchio AOP, denominazione di origine protetta, dalla tipica forma piramidale che secondo la leggenda sarebbe ispirata alla forma del campanile della chiesa cittadina.

Nel tardo pomeriggio, un po’ stremati dal caldo, decidiamo di ritornare verso la nostra maison d’hôtes per un secondo tuffo nella cucina tipica locale. Stasera al menu: Paté del Berry, quaglia farcita, torta di mele ed una ricca selezione di formaggi locali, il tutto annaffiato da un ottimo rosé. Ci sistemiamo in giardino, con Nathalie, Emmanuel e la loro bellissima figlia Margot, per chiacchierare e raccontare, condividere le nostre emozioni e le nostre storie familiari, a volte dolorose, a volte affascinanti o divertenti, mentre un maestoso cervo fa capolino, in fondo al “suo” giardino, come ogni sera a salutare discretamente i suoi ospiti.


Come tutte le belle storie anche questo nostro viaggio, ha una fine. Nathalie ci ha preparato ancora una bella colazione che ci permetterà di affrontare la via del ritorno verso Chateauroux dove ci aspetta il treno per il ritorno. Avendo ancora praticamente tutta la giornata davanti abbiamo ancora un bel po’ di tempo per approfittare di questi luoghi incantati e ci lasciamo quindi sedurre da una visita ad una piccola cappella immersa nei boschi, dove Emmanuel e Nathalie ci consigliano di andare e dove è possibile rinfrescarsi ad una fonte naturale, la fontana di Saint Sulpice.

Anche se questo ci costerà qualche decina di chilometri in più, siamo assolutamente tentati dalla scoperta di questo luogo che racchiude una leggenda popolare.

Salutiamo i nostri cari amici non senza qualche lacrimuccia, perché questo incontro è stato qualcosa di magico e Nathalie e Emmanuel ci hanno trattato come dei vecchi amici.

Ci lasciamo con la promessa di ritornare e riprendiamo la nostra strada.

Arriviamo alla chiesetta di Saint Sulpice, dopo aver attraversato la Foresta di Lancosme e aver fatto un salto a quello che resta dell’antico Castello di Robert, oggi trasformato in Maison d’hôtes.

Questo piccolissimo edificio religioso del XVI secolo, è stato costruito in pietra locale, ed é situato in una radura della foresta di Lancosme.

La leggenda vuole che un giovane pastore, incuriosito dagli strani movimenti del bue più bello e maestoso della sua mandria che girava ininterrottamente intorno ad un cespuglio, scopri per caso il cadavere di Saint Sulpice, anziano arcivescovo di Bourges.

Non appena il sant'uomo trovo una degna sepoltura, la leggenda vuole che una fonte cominciò a zampillare nel punto esatto dove il bue ritrovo le spoglie mortali del porporato. Secondo la leggenda questa sorgente di acqua purissima e freschissima ha il potere di guarire i dolori o le convulsioni dei bambini.

Un pellegrinaggio è organizzato verso questi luoghi di culto ogni ultima domenica di agosto.

  

  

A parte qualche scritta e graffito inciso dai soliti imbecilli, il luogo invita alla meditazione e alla riflessione.

La sorgente di acqua purissima è qualcosa di straordinario. Sarà il caldo soffocante, sarà il richiamo della leggenda che potrebbe alleviare i nostri dolori muscolari della nostra peregrinazione, certo è che non ci facciamo pregare, è il caso di dirlo, e approfittiamo appieno della freschezza di questa fontana miracolosa.

  

   

Con la mente piena di ricordi ed emozioni, dopo esserci riposati e rinfrescati, ci rimettiamo in sella per raggiungere la nostra destinazione finale, Chateauroux, da dove riprenderemo il nostro treno per Parigi. Siamo ancora in anticipo e decidiamo di fare una piccola visita alla cattedrale di Chateauroux, maestoso edificio gotico recentemente rinnovato. Vi aspettiamo sulla strada dei vostri sogni, pronti a ripartire per una nuova avventura.